The descent è uno dei film horror degli ultimi vent’anni che merita di essere menzionato tra quelli meglio realizzati. Uscita nel 2005, è una pellicola claustrofobica, angosciosa, carica di tensione. La trama è molto semplice: ci sono tre amiche amanti dell’avventura e degli sport estremi. Dopo una discesa di rafting, una di loro ha un incidente d’auto dove perde la figlia e il marito. Un anno dopo, sperando di aver superato la perdita, si ritrova con le amiche e assieme ad altre tre donne decidono di esplorare delle grotte nelle montagne degli Appalachi, nello Stato di New York. Come tipico di ogni film horror, si capisce che le cose si stanno per mettere male perché, a differenza di quanto riferito inizialmente, Juno, la donna che ha organizzato l’esplorazione, ha scelto un complesso di grotte non esplorato, cui si aggiunge il fatto che prima della spedizione ai centri di soccorso sono state date errate indicazioni. Non bastasse ciò, il passaggio dal quale sono arrivate crolla e le sei si ritrovano bloccate sottoterra, costrette a muoversi in un ambiente sconosciuto per trovare una via d’uscita. Sembra esserci una speranza, dato che su una parete trovano dei graffiti che mostrano come ci sia una seconda via d’uscita. Ma presto cominciano a esserci dei rumori e dei movimenti strani e ben presto il gruppo capisce che non è solo dentro le grotte: sarà una discesa verso l’inferno.
The descent non è nulla d’innovativo, ma ha saputo ben amalgare gli elementi messi a disposizione: la paura del buio, il terrore dell’ignoto, la claustrofobia che generano gli spazio chiusi. Ma non è solo la tenebra sotterranea quella con cui avere a che fare: c’è anche quella interiore, che rivela, nei momenti più drammatici, la parte oscura dell’uomo. E allora non c’è più salvezza, per nessuno, solo una discesa negli abissi interiori.
Il film regge per tutto il tempo e non delude mai la tensione, con un finale che ben si addice a tutto quello creato durante l’ora e mezza che lo precede, tra i più convinventi tra le tante pellicole realizzate dal Duemila in poi.
Eh, dovrei vederlo, perché tutte le cose abissali o acquatiche mi interessano. Me lo segno.
Se lo vedi, sappimi dire se ti è piaciuto.
L’ho visto quasi tutto, mi mancano gli ultimi 25 minuti…
Simile a molti prodotti horror/thriller del genere, tipo Turistas (cito il primo che mi viene in mente e di cui ho parlato nel mio blog): all’inizio si presentano i personaggi, magari con scene pallosissime delle escursioni fatte insieme ecc… in Turistas erano sti giovani scemi sulla spiaggia, ad esempio. Qui c’è invece (SPOILEEER!) l’incidente mortale che rende Sara la poverina che bisogna sostenere in questo momento di difficoltà. E poi ci sono le scemenze (andare in una grotta sconosciuta senza informare nessuno), le rivalità, gli incidenti mortali e via dicendo. Pochi film fanno bene queste cose e The Descent non mi pare uno di quei pochi. Dove invece sembra meglio riuscito è nel claustrofobico viaggio sotterraneo, accompagnato da una fotografia davvero buona: immagini nitide, e un valido uso dei contrasti tra zone illuminate e ombre (non mi spaccio per esperto di cinema, ma queste sono le cose che mi saltano all’occhio).
La faccenda (altro SPOILER grosso) degli uomini pallidi e ciechi che vivono nelle grotte mi pare una fesseria così grande che faccio fatica a pensarci, lo spiegherò quando ne parlerò sul mio blog.
Il film non passerà alla storia, ma va bene così.
All’inizio del film non ho prestato molta attenzione, dato che sa di roba già vista, come dici tu; ho cominciato a seguirlo davvero quando cominciano la discea nelle grotte. Sull’altra questione non mi sono fatto molte domande, perché se comincio a farle praticamente smonto la maggior parte dei film horror. Il finale per me è quello che fa guadagnare punti al film: è la parte migliore.
Hai ragione, questo tipo di film bisogna guardarli senza farsi troppe domande, e in questo modo The Descent ha un buon valore di intrattenimento.