Il castello incantato è come una vecchia pantofola che si mette quando si vuole stare comodi: è qualcosa di conosciuto, di confortevole, che non dà scossoni. Nessuna sorpresa, le vicende si svolgono secondo un copione ben conosciuto. Scritto nel 1984 da David Eddings, è il quarto volume della Saga di Belgariad. Nei volumi precedenti, il giovane Belgarion, allevato dalla zia Polgara e dal nonno Belgarath, ha lasciato la vita tranquilla della fattoria per cominciare un lungo viaggio avventuroso; naturalmente questa partenza è dovuta a una profezia e Belgarion si rivelerà essere una persona non comune, dotata di poteri magici che dovranno servire per combattere contro il malvagio dio Torak. Lungo il cammino incontrerà intrepidi compagni che si uniranno alla sua causa, portandolo a recuperare l’Occhio di Aldur rubato dal pericoloso nemico.
Naturalmente la missione non finirà, come crede Belgarion, col recupero del portentoso artefatto, dato che sarà proprio lui, come dice la profezia, a divenire il Re Rivano che manca da tanto tempo e a essere protagonista dello scontro finale contro Torak.
Il castello incantato è una gradevole lettura per chi non ha grandi pretese da una storia fantasy o vuole restare in una comfort zone, un libro da leggere per chi si approccia per la prima volta al genere e non vuole essere traumatizzato da qualcosa di forte oppure vuol ritrovare un senso di familiarità con i classici del genere.
Il castello incantato, e così tutta la Saga di Belgariad, incarna la tipica storia del cammino dell’eroe che scopre se stesso intraprendendo un viaggio di crescita che lo porterà al confronto finale con il male che minaccia il mondo in cui vive. Magia e nemici da affrontare, compagni coraggiosi, spade col potere di fermare il nemico: in questo libro ci sono tutti gli elementi che contraddistinguono il fantasy. Con personaggi praticamente stereotipati e uno stile non ricercato, la serie rientra tra le tante pubblicate; qualcuno potrebbe far notare che i romanzi della serie ricalcano la produzione del periodo in cui sono usciti (gli anni 80), ma va fatto notare che in quegli stessi anni veniva prodotta la Trilogia di Fionavar di Guy Gavriel Kay, con uno stile, un intreccio e una caratterizzazione dei personaggi nettamente superiore, e quindi tale osservazione perde ogni valore.
Quando morì Eddings lasciai un giudizio sul mio blog escludendolo dal novero dei grandi scrittori fantasy. Spero di non fare niente di male postando il link: http://mondifantastici.blogspot.com/2009/06/cosa-mi-resta-di-david-eddings.html
Accadde che la mia presa di posizione generasse una vivace discussione (molto vivace) nei commenti al post!
Evidentemente anche un fantasy “senza scossoni” può avere i suoi accesi estimatori. Ma io personalmente ho dedicato poco tempo agli epigoni di Tolkien (più tempo a lui invece), anche se la serie di Eddings l’ho letta tutta quanta.
Tranquillo, hai fatto bene a mettere il link, così si può approfondire la conoscenza dell’autore :).
Anche io non lo metterei tra i grandi del fantasy, però la sua è una lettura piacevole senza essere trascendentale.