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Spider-Man: No Way Home

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Spider-Man: No Way HomeSpider-Man: No Way Home è, a mio avviso, il miglior film di Tom Holland nei panni di Spider-Man; i due precedenti, Spider-Man: Homecoming e Spider-Man: Far From Home erano carini ma nulla di che, a parte il finale del secondo, dove c’era il colpo di scena in cui veniva rivelata al mondo intero l’identità di Spider-Man. Ed è da questo punto che Spider-Man: No Way Home comincia: la vita di Peter Parker viene stravolta, con i media che gli sono sempre addosso, senza contare che i college in cui vuole andare rifiutano la sua ammissione. Anche la sua ragazza MJ e il suo amico Ned subiscono la stessa sorte; per tale motivo, Peter si rivolge al Dottor Strange per far sì che la sua identità segreta ritorni tale. Purtroppo, per le tante richieste che Peter fa durante l’incatesimo, questo va fuori controllo, aprendo dei varchi dimensionali tra realtà parallele e facendo giungere da altri mondi nemici degli Spider-Man appartenenti a essi: così Peter dovrà affrontare il Dottor Octopus, Norman Osborn (Goblin), L’uomo sabbia (nemici della prima trilogia dell’Uomo Ragno con Tobey Maguire), Lizard ed Electro (i villain con cui ha a che fare Andrew Garfield nei due film successivi a quelli diretti da Sam Raimi). Con il supporto del Dottor Strange, Peter li cattura, ma non vuole seguire il piano di Strange (rimandarli nel loro mondo dove andranno incontro al loro destino), ma vuole cercare di aiutarli, curandoli da ciò che i superpoteri hanno fatto loro. Con Dottor Octopus ci riesce, ma fallisce con Osborn: la natura di Goblin riemerge, scatenando il disatro. Zia May muore proprio a causa di Osborn.
Straziato dalla perdita della cara zia, braccato dalla polizia e dai nemici, isolato, oltre a trovare aiuto da Ned e MJ, avrà il supporto da altri due Spider-Man venuti da altrettanti mondi (interpretati da Tobey Maguire e Andrew Garfield); più grandi e più maturi di lui, già passati per la stessa esperienza, sapranno guidarlo e non farlo smarrire. Insieme, il trio fermerà i villain ed eviterà che il mondo venga invaso da tutti i nemici dei vari Spider-Man sparsi per il multiverso. Ma Peter (Tom Holland) dovrà fare una scelta da eroe, consapevole delle responsabilità che vengono da un grande potere (la frase più famosa dell’Uomo Ragno, detta in questo film da zia May prima di morire).
Spider-Man: No Way Home è superiore ai film precedenti con Tom Holland perché porta Peter a maturare come persona e come eroe: ora non è più un adolescente, ma un uomo che porta delle responsabilità. Il film in questo non porta certo novità: si era già visto con le pellicole interpretate da Maguire e Garfield, anche se era stato fatto nei rispettivi loro primi film. Come non è una novità il Multiverso e l’incontro con altri Spider-Man: lo si era già visto nel film d’animazione Spider-Man: Un nuovo universo. Quello che conta è che questo film ridà l’identità a Spider-Man, gli conferisce quello che non era stato dato nelle due pellicole precedenti con Tom Holland; personalmente, lo metto assieme ai primi due di Raimi e a Spider-Man: Un nuovo universo tra i migliori film realizzati su tale personaggio fumettistico.

Ne Zha 2 invade l'Occidente

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Ne Zha 2No, questa non è una recensione su Ne Zha 2; sinceramente non sapevo nemmeno che era uscito il primo di Ne Zha. Ne sono venuto a conoscenza tramite un video di Crozza dove il comico faceva ironia su Rampini dopo che quest’ultimo aveva fatto una disamina sulla pellicola avendola vista; così, curioso di quando aveva detto originariamente il giornalista, sono andato a ricercare il suo articolo.
Vedendo il trailer ufficiale di Ne Zha, siamo di fronte a un film fantasy/medioevale basato sulla mitologia cinese, quindi demoni, draghi, combattimenti d’arti marziali, perle spirituali, sfere demoniache, insomma, c’è molto del folclore della Cina. Naturalmente la produzione è cinese e questo, personalmente, a me cambia ben poco, perché chi lo produce m’interessa solo relativamente; certo, mi può servire a capire da dove arriva, quali sono le sue origini (in questo caso il basarsi su credenze e miti della Cina), ma ciò che conta è se è un buon film e se è fatto bene. Tutto il resto, premi, incassi, non ha importanza per me. Ma non tutti la pensano come me, come dimostra Rampini, che lo fa diventare motivo di confronto/scontro (più scontro che confronto) tra USA e Cina. Da una parte è comprensibile la disamina che fa, dati gli attriti che ci sono da tempo tra i due paesi, acuitisi con la seconda presidenza di Trump. Con Rampini sono d’accordo su una cosa: con le sue ultimi uscite la Disney non ci sta facendo delle belle figure, vista la bassa qualità delle storie che propone (più che altro remake). Per il resto, sfide per il soft power culturale, invasioni, battaglie di botteghino, patriottismi, sinceramente le prendo in scarsissima considerazione, per me conta solo vedere (o leggere) una buona storia; se in tanti facessero lo stesso, giudicando solo la qualità, forse il mondo andrebbe un po’ meglio, visto che patriottismi, nazionalismi, interessi economici portano solamente conflitti che non fanno bene da nessuna parte.

Doctor Sleep

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Doctor SleepQuando si ha a che fare con film tratti da storie di Stephen King non si sa mai cosa si può andare incontro: o si vedono belle pellicole (Misery non deve morire, La zona morta, Le ali della libertà, Stand by me, Il miglio verde, Shining) oppure si hanno delle visioni che non sono proprio all’altezza (La torre nera, i due di Muschietti su It, L’acchiappasogni, il remake di Carrie del 2013, la miniserie realizzata su Shining, Fenomeni paranormali incontrollabili, Brivido, Il tagliaerbe). Con Doctor Sleep fortunatamente si rientra nel primo caso; non un capolavoro, ma una buona realizzazione. Premessa importante: non ho letto il romanzo, quindi il giudizio è dato solo sul film. Ho letto in rete che ci sono diverse differenze tra opera cinematografica e opera letteraria: alcuni hanno criticato la cosa e magari l’avrei fatto pure io (come ho fatto per esempio con It), ma per il momento la versione che vede Dan Torrance interpretato da Ewan McGregor mi ha soddisfatto.
Per chi non conoscesse il personaggio e il mondo di King, Dan è il bambino protagonista di Shining (famosa la versione realizzata da Kubrick, che King odia), in questa pellicola adulto e che sta ripercorrendo le orme del padre in quanto a violenza e uso di alcol per non avere a che fare con il dono che ha (la luccicanza) e i fantasmi (veri) del passato che lo perseguitano. Quando ha toccato il fondo, mentre fugge da se stesso, arriva in una piccola cittadina dove conosce Billy, che gli trova un lavoro e lo fa entrare negli alcolisti anomini. Tempo dopo viene assunto come inserviente in un ospizio dove, col suo potere, aiuta le persone anziane che stanno per morire (aiutato anche da una gatta che gli rivela chi è prossimo a lasciare questo mondo).
Ma Dan non è l’unico protagonista della storia: c’è Abra, una ragazzina che ha poteri come i suoi ma molto più forti, e c’è il Vero Nodo, una banda di gitani dotati anche loro di poteri, che vive da secoli cibandosi della luccicanza di altre persone che rubano attraverso la tortura e il dolore delle vittime catturate, specialmente bambini (il loro motto è “Vivi a lungo, mangia bene”).
Abra si mette in contatto con Dan e i due cominciano uno strano dialogo a distanza (usano una lavagna che si trova nella stanza dell’uomo) e la cosa va avanti per un pezzo, almeno fino a quando la ragazzina non decide di contattarlo di persona per farsi aiutare a fermare il Vero Nodo. Dan all’inizio è restio ad aiutarla, anzi le consiglia di dimenticarsi del suo potere, di avere un basso profilo per non attirare l’attenzione di esseri pericolosi; cambia però idea dopo l’ultimo incontro che ha con il fantasma di Dick (il cuoco nero che lo aiutò in Shining). Insieme, lui e Abra combattono contro il Vero Nodo, fino a quando rimane solo Rose Cilindro, il capo e il membro più forte di questa sorta d’immortali. Lo scontro finale si terrà all’Overlook Hotel, con il ciclo inizato anni prima con Shining che si chiuderà; non faccio spoiler per non rovinare la sorpresa, ma posso dire che per me è un finale soddisfacente anche se diverso dal romanzo (non ho letto il libro, ma mi sono voluto rendere conto delle differenze leggendo quanto c’era in rete), che dà una continuità con la prima versione cinematografica di Shining.
Partito un pochino prevenuto (chi ha detto grazie a It di Muschietti?), mi sono dovuto ricredere e ho apprezzato Doctor Sleep, ma occorre dire una cosa: chi ricerca un film che fa paura, vada altrove, dato che Doctor Sleep non spaventa. Benché il Vero Nodo sia formato mostri che uccidono e si cibano della luccicanza di bambini, non sembrano davvero dei mostri: il regista Flanagan sembra aver voluto mostrare il punto di vista di questi esseri senza dare un giudizio severo su di essi. Certo, quello che fanno è sbagliato, è orrendo, però, in un qualche modo si riesce a capire perché agiscono in questa maniera (lo fanno per sopravvivere); e non si può non rimanere un poco affascinati da Rose Cilindro e Corvo (mentre Andrea, l’ultima arrivata nel Vero Nodo, non si vede l’ora che venga ammazzata). Visione consigliata.