Ho preso Sabbia Bianca di Brandon Sanderson appena è uscito (2021) e ho finito di leggerlo da poco. No, non sono lento nel leggere, ma questa è stata una lettura che ho interrotto più volte; vuoi perché il lavoro non è stato diretto totalmente da Sanderson e si vede che manca la sua impronta; vuoi perché le ambientazioni desertiche non mi hanno mai preso molto (benché riconosca che siano buoni lavori, anche in altri ambiti come film (Lawrence d’Arabia) o videogiochi (Prince of Persia) il risultato è stato lo stesso); sarà perché preferisco colline, boschi, foreste e montagne ai paesaggi sabbiosi (comprese le spiagge); sarà perché tutto quel giallo alla lunga stanca, o anche perché i luoghi con poca vita non mi sono di grande ispirazione, sta di fatto che la lettura di Sabbia Bianca è andata a rilento, con parecchi abbandoni e pause. Sembra una contraddizione, ma alla fine la storia mi è piaciuta, seppure non abbia fatto presa come altre opere di Sanderson (Folgoluce, Il Ritmatista, Mistnorn).
Tutto ruota attorno al personaggio di Kenton, figlio del Lord Mastrell del Diem, un’organizzazione che addestra i Dominatori della Sabbia, persone capaci di sfruttare il potere della sabbia; nonostante sia figlio di uno dei Dominatori più potenti, Kelton ha scarso potere, al punto che il padre lo vorrebbe fuori dal Diem. Però il ragazzo, nonostante riesca a controllare solo un nastro di sabbia (mentre i più forti possono arrivare anche a venticinque), è determinato a continuare il cammino di Dominatore e si sottopone al Percorso del Mastrell, una prova durissima che solo chi è dato di grande potere intraprende. Oltre ogni previsione, riesce nel suo intento ma la sua esultanza dura poco perché il diem viene attaccato all’improvviso dai Kertziani, che odiano profondamente coloro che usano il potere della sabbia; la lotta, per quanto dura, sembra essere a favore dei Dominatori, fino a quando Kenton si accorge che c’è qualcosa che non va: l’uso del potere della sabbia sta disidratando più velocemente del normale i Dominatori, portandoli alla morte. Alla fine, solo Kenton riesce a sopravvivere al combattimento, il Diem spazzato via completamente. Viene soccorso dalla duchessa Khrissalla e dal suo seguito, giunta nel Fulgilato per capire se poteva avere il potere della sabbia per supportare il suo paese.
Anche se ha avuta salva la vita, le cose per Kenton non si mettono bene: assassini tentano continuamente di eliminarlo e il Diem, che vanta ancora dei membri sopravvissuti, sta per essere sciolto dopo la morte di suo padre, con il Consiglio che ha deciso che d’ora in avanti nel paese ci saranno solamente sette Mestieri. Kenton non solo dovrà continuamente guardarsi alle spalle e dovrà convincere i vari Lord a non sciogliere il Diem, ma dovrà pure affrontare correnti interni che non riconoscono il titolo che il padre gli ha lasciato.
Tradimenti e intrighi politici si susseguono in una serie di colpi di scena che portano alla risoluzione delle vicende, con Kenton che non solo riesce nel suo intento, ma fa pure l’importante scoperta che ci sono persone capaci di aumentare il loro potere (numeri di nastri da utilizzare, come succede a lui) quando arrivano al loro limite.
Sabbia Bianca, un graphic novel del Cosmoverso, è stata elaborata e sviluppata da un’idea di Sanderson avuta più di vent’anni fa quando era in Corea del Sud come missionario, come racconta l’autore nella prefazione: un gruppo di persone, mentre attraversa una distesa di sabbia bianca, trova una mano che spunta dalle dune e scavando rinviene una persona ancora viva. Da quell’immagine poi venne un mondo intrappolato tra due stelle, una luminosa e onnipresente (che dà vita al Fulgilato) e un’altra minuscola irradiante una strana luce, filtrata da un bizzarro fenomeno astronomico (il Foscolato). Un po’ Dune, un po’ La Ruota del Tempo, un po’ I Miserabili ed ecco la prima bozza di Sabbia Bianca, una storia dal finale aperto. Quelle vicende furono lasciate ferme e riprese solo una volta terminato Elantris, che però, una volta sistemate, rimasero ancora nel cassetto perché l’autore preferiva occuparsi di altro; fu a quel punto che Dynamite Entertainment gli chiese se avesse del materiale inedito per realizzare un graphic novel. Da quella collaborazione ecco nascere il volume di quattrocensessanta e passa pagine avuto tra le mani così a lungo che si sta per giudicare.
Partiamo dal finale, dove, come nella prima bozza, è aperto e ci sono ancora diversi punti che aspettano di trovare risposta: il potere da Dominatore della Sabbia mostrato all’improvviso da Baon, guardia del corpo di Khrissalla; la minaccia del misterioso L’a’kar, finora soltanto nominato; il viaggio di Ais verso la Sabbia Profonda in cerca di risposte. La domanda che si pone il lettore dinanzi a ciò è se mai ci sarà un seguito alle vicende narrate in Sabbia Bianca, perché così la storia risulta monca; è vero che quanto visto era incentrato sui Dominatori delle Sabbie e sul Fulgilato, tuttavia ci si chiede come sia il Foscolato, a cosa mira, quale sia la sua politica, la sua organizzazione. Così come ci si domanda chi sia questo L’a’kar e quale sia il suo potere. In Sabbia Bianca c’è tanta carne al fuoco, forse troppa, e non si riesce a portare tutto a compimento: servono più di tre libri (quelli raccolti nel volume) per raccontare di Taldain, il mondo dove si svolge la storia. In tutto ciò si sente che Sanderson ha solo collaborato, e l’adattamento realizzato da Rik Hoskin, lo sceneggiatore, manca di pathos, di mordente, del tocco tipico di Sanderson che caratterizza i suoi scritti; non si avverte mai una reale minaccia, andando incontro più che altro a intoppi e intrighi politici che mettono in secondo piano i poteri dei Dominatori della Sabbia (cosa che non succede per esempio in Mistborn e Folgoluce, dove risultano spesso decisivi).
Per quanto riguarda il comparto grafico, l’opera presenta tre stili: nel Libro 1 e per i primi cinque capitoli del Libro 2, si è dinanzi alla mano di Julius Gopez, presentante un tratto articolato e dettagliato; il sesto capitolo è di Julius Ohta, un tratto più semplice e pulito, che a mio avviso spiazza e delude un poco. Il Libro 3 appartiene interamente a Fritz Casas, con un tratto migliore di quello mostrato da Julius Ohta. Per i colori si susseguono Ross A. Campbell (Libro 1), Morgan Hickman (Libro 2 Capp.1-2) e Salvatore Aiala Studios (Libro 2 capp. 3-6 e Libro 3): tutti fanno un buon lavoro.
Cosa dire infine di Sabbia Bianca? Che non è al livello di Mistborn o di Folgoluce e quindi, se si hanno aspettative del genere, si potrebbe rimanere delusi; tuttavia, non è un’opera da buttare via. Certo, non è il lavoro migliore di Sanderson, ma comunque merita una lettura, seppure abbia dei difetti. Forse con un seguito adeguato, si saprà valutare al meglio questo mondo e i suoi personaggi, magari avendo più cura e meno fretta nel raccontare le vicende.
Commenti recenti