Fiamma se ne stava in disparte, lo sguardo perso fra le rocce, rigirando tra le mani un sassolino.
Era stanca, gli facevano male i piedi. Non facevano altro che camminare tutto il giorno, mangiando sempre gallette e la carne dei serpenti che Mangusta catturava, bevendo l’acqua che trovavano nei ruscelli e nelle pozze delle oasi. Avrebbe desiderato cambiare ogni tanto; le sarebbe piaciuto tornare ad assaggiare quelle piccole barrette dolci che avevano trovato nel magazzino di una città: Volpe aveva detto che erano fatte con cioccolato e caramello. Le erano piaciute davvero tanto. Ma dopo che erano dovuti fuggire da quel luogo, in nessun altro erano riusciti a trovare quelle barrette così buone; Volpe era riuscita a portarne alcune con sé, ma anche se gliele aveva date solo in occasioni speciali, da un pezzo erano finite.
“Magari nella città in cui stiamo andando possiamo trovarne” pensò speranzosa. Ma subito sospirò. “Finirà come sempre: arriveranno i mostri e noi dovremo scappare e saremo di nuovo nel deserto.” Sospirò nuovamente.
«Come siamo melanconici oggi» disse Bardo alle sue spalle.
«Sono annoiata» disse mogia la bambina.
«Meglio annoiarsi che avere paura» ribatté con un sorriso Bardo.
«Sì» fece poco convinta Fiamma. «Ma se non sono mostri, è sempre deserto: non c’è mai niente, nemmeno un fiore. Sono tutti sassi. E pure brutti.»
Bardo rovistò in una delle sue tasche, prendendo qualcosa e poi porgendolo alla bambina. «Non tutte le pietre sono brutte.»
«Che bella!» esclamò Fiamma tenendo tra le mani una pietra dalle mille sfaccettature. «Sembra una rosa!»
Bardo sorrise. «Infatti viene chiamata la rosa di ferro.»
«Cambia colore.» Fiamma la sollevò davanti agli occhi a bocca aperta, muovendola avanti e indietro. «Non ne avevo mai viste prima: dove l’hai trovata?»
«Bisogna sapere dove cercare: il mondo è pieno di pietre del genere. Anche più belle» spiegò Bardo. «Se ti piace, puoi tenerla.»
«Grazie!» Fiamma se la mise in tasca, tornando però ad assumere un’espressione sconfortata quando posò di nuovo gli occhi sulla piana deserta. «Mi mancano i fiori: è da tanto che non li vedo.»
«Non li vedi perché non si fanno vedere.»
«Come?» domandò stupita Fiamma.
«Hanno deciso di non farsi vedere.»
«Perché?»
«Per come si sono comportati gli uomini: non hanno fatto altro che strapparli, macinarli, avvelenarli. Non si soffermavano più a guardarli, ammirarli, annusarli: quando non li distruggevano, li ignoravano, come se fossero semplice erba» spiegò Bardo. «Devi sapere che i fiori sono molto narcisisti e altrettanto permalosi. Se a questo aggiungi che gli esseri umani nei loro riguardi hanno perpetrato veri e propri genocidi, puoi capire perché se la sono presa tanto: molte delle loro specie si sono estinte e i superstiti sono diminuiti di anno in anno, arrivando al punto che rischiavano di scomparire del tutto, divenendo solamente una leggenda.»
«Allora che cosa è successo?» domandò incuriosita Fiamma.
«Hanno deciso di riunirsi. C’è stato un gran consiglio, dove gli esponenti di ogni specie hanno parlato. E quando hanno deciso, hanno sparso i loro pollini al vento per comunicare la loro decisione a tutti i fiori del mondo.»
«E che cosa hanno deciso?» lo incalzò la bambina.
«Che non sarebbero più spuntati fino a quando l’uomo non fosse cambiato: sarebbero rimasti sottoterra, nascosti all’interno dei semi, in attesa del cambiamento dei tempi.»
«Per questo allora non se ne vedono più.»
«Esatto.»
«Ma non sono scomparsi del tutto» precisò Fiamma in cerca di conferma.
«In questo momento sono proprio sotto di te, addormentati nel loro lungo sonno.»
«E come faranno a sapere quando svegliarsi?»
«Quando verrà il momento giusto, lo sapranno: è un loro piccolo potere segreto.»
Fiamma abbassò lo sguardo, fissando la terra sotto i suoi piedi. «Credi che riuscirò a vederne di nuovo qualcuno nel nostro viaggio?» domandò seria dopo qualche tempo.
Bardo sorrise. «Ritengo che ci siano buone probabilità.»
Fiamma lo fissò per alcuni momenti, poi riprese fuori dalla tasca la rosa di ferro e si mise a rimirarla alla luce degli ultimi raggi.
Bardo levò lo sguardo sull’orizzonte. “Hanno detto che nel nostro tempo avremmo raccolto la loro eredità e che avremmo imparato da ciò che avremmo visto. Hanno detto che le stesse parole avrebbero avuto significati differenti, che anche la rettitudine avrebbe cambiato volto. Hanno detto che tutto che ciò che c’era di buono nel nostro tempo sarebbe caduto dalla grazia.” Lanciò un’occhiata a Fiamma che rimirava la pietra che aveva avuto in regalo. “Hanno detto che avremmo cercato il potere per dare vita a tutte le storie del passato e fare sì che il nuovo regno venisse.”
Si alzò seguendo Fiamma per andare attorno al fuoco appena acceso.
“E che ci saremmo riusciti. Adesso come in passato.”
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